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GIU` LE MANI DALLA TV.

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thebestdark
CAT_IMG Posted on 26/4/2008, 18:11




Dal blog di Salvatore Di Taranto pubblichiamo un interessante post sul futuro della tv: "non la vedremo soltanto: il termine esatto sarà partecipare".

Pubblichiamo dal blog di Salvatore di Taranto questo post dal titolo "Non sparate addosso alla Tv proprio ora che diventa 2.0/1", riflessione sul futuro della nostra tv.



L'Italia è un paese dove parlar male della televisione può diventare un mestiere, un paese dove si può pontificare male della tv proprio nei talk show televisivi, dove solitamente si arringano soltanto inutili filippiche. Questo quindi è un paese dove si parla male di tv in tv e questo la dice lunga sulla coerenza di molti. Sparlare di tv va di moda, fermarsi a ragionare cercando di farsi domande e capire cosa potrà succedere nei prossimi anni è più complicato. Ma tanto vale provarci.

Ha senso parlare male della tv?
La televisione è un mezzo di trasporto (non per altro prima esisteva il Ministero dei trasporti, delle poste e delle telecomunicazioni cui era affidata) e solo per questo motivo non possiamo criticare il mezzo tout court bensì ciò che si "trasporta", in altre parole i contenuti. Lo stesso Pasolini nelle sue “Lettere Luterane” in cui proponeva di abolire la scuola dell’obbligo e la tv scriveva “Il mio odio (…) non va contro la televisione, ma contro la televisione italiana”. Pasolini nella sua lucidità aveva intuito che la televisione non è il MALE in sé, ma che con la sua potenza può trasportare-veicolare, visioni di società che alcuni possono non condividere e modelli culturali che altri possono detestare. Per le condizioni politiche dell’epoca la televisione rappresentava uno dei mezzi di potere di un solo partito che lo stesso Pasolini avversava culturalmente, anche perché era l’unico partito che poteva usare quel mezzo e per questo si augurava un moltiplicarsi di canali in modo tale da permettere ai telespettatori di scegliere. Ha senso, quindi, sparare addosso alla tv? Non ora, non qui. Non più.

La tv 2.0
Nei mesi scorsi si è data tanta risonanza al fatto che internet stia per superare la tv. Non è una novità per chi è più addentro alla questione: la tv si sta evolvendo. Come tutti i media sta diventando 2.0. Per cercare di dare senso a questa etichetta possiamo dire che sta diventando più democratica. Lo scrive benissimo H. Jenkins nel capito conclusivo “Democratizing television? The politics of participation” del suo "Cultura Convergente" quando accenna alla nascita di Current Tv riportando molte cose del dibattito che infiammò gli Usa nel 2004. Tra le parole più significative a riguardo sono quelle di A. Hihghfield dirigente della Bbc “la tv del futuro sarà irriconoscibile rispetto a quella odierna, non più confezionata e pianificata da dirigenti televisivi, caratterizzata non solo da canali lineari; essa sarà più simile a un caleidoscopio, con migliaia di flussi di contenuto, alcuni non più distinguibile come canali. A livello più semplice il pubblico vuole organizzare e rielaborare i contenuti a proprio piacimento. Commenteranno i nostri programmi, li voteranno, e in genere dedicheranno loro attenzione. A un altro livello, però, vorranno creare da zero quei flussi di video, con o senza il nostro aiuto”. La tv cui parteciperemo in futuro, non la vedremo soltanto: il termine esatto sarà partecipare, sarà una tv più popolata. Se era vero che prima imponeva modelli (pochi se non unici) già da oggi i modelli si moltiplicano. Il senso è che questa tv 2.0 dà spazio a chi la guarda e non li fa sentire dei meri spettatori, vuole coinvolgerli, vuole mandarli in onda, vuole farli partecipi.

Il telecaos creativo
Questo è un periodo di telecaos creativo (forse come quello degli anni ’80?): "le piattaforme competono in termini di accessibilità, facilità, costo, prezzo finale, ricchezza dei contenuti ai quali consentono di accedere. I servizi competono in base alla qualità dei bouquet di contenuti che riescono ad aggregare, al prezzo degli abbonamenti, all'invasità della pubblicità. I contenuti competono per le loro qualità autoriali, informative, funzionali." scriveva Luca De Biase su Nova del 13 dicembre. Non la riconosceremo più, la nostra televisione, perché sarà evoluta in qualcos’altro e come dice una legge fondamentale della fisica nulla si distrugge tutto si trasfroma: i contenuti, i fruitori e soprattutto il modello economico. “E’ nel mutamento che le cose si riposano” scriveva Eraclito e sono convinto che in questo preciso istante anche la televisione (come apparato, come modello) proprio perché siamo in un momento di passaggio sia a riposo (ripropone sé stessa , senza cambiamenti, senza stravolgimenti) ma, individuato il nuovo, (vedrete!) ripartirà all’attacco. Come fa sempre l'industria culturale. Per maggiori conferme leggere "Apocalittici e Integrati" di Eco.



I nuovi contenuti
Come sono i contenuti di questa tv 2.0? Innanzitutto sono nuovi, nei generi, nei linguaggi, nelle linee narrative. E poi sono aperti, sono trasparenti e vengono da ogni dove. Questa è una tv che si fa ovunque perché ovunque la si può fruire. La vecchia TV, si sa, in Italia la si produce o a Roma o Milano mentre chi partecipa alla tv 2.0 le proprie performance le fa da dove capita: per strada, nelle camerette o negli spazi che si hanno a disposizione. C'è che i programmi li fa in scooter, chi nella propria cameretta, chi sul tetto del propria casa. All'estero la si fa nelle cucine e sui balconi. Questi contenuti poi vengono messi in rete e condividendoli I protagonisti abbattono le categorie spazio-temporali. Nel web non esiste nè il centro e nemmeno la periferia. Ed è proprio in questo magma che ho trovato le sperimentazioni migliori. Certo siamo proprio all'inizio: alcuni di loro non mettono le luci come dovrebbero, altri non impostano l'audio nel giusto modo. Ma proprio giocando e divertendosi stanno impostando un nuovo modello generativo per i contenuti. Inoltre in alcuni casi le tv 2.0 accettano i video degli utenti, in altri casi si può partecipare alla nascita dei programmi stessi, altrove mentre vanno in onda i contenuti si chiede un parere o magari di intervenire in diretta. Perché questa è una tv che non ha paura delle idee degli altri, è una tv conversazionale, dove ciascuno ha il diritto di esprimersi e di mettersi in gioco. Come spett-autore o prosumer o chissà quanti altri termini inventeremo.

I net nativi
Quella dei net nativi è una formula che ben esprime chi sono e saranno i protagonisti della tv 2.0. Cito Tommaso Tessarolo "I net nativi non solo producono gran parte della loro televisione, ma hanno preso anche a remixarla (per usare un termine anni ‘80). Sta nascendo una nuova generazione di “Pod VJ“, maestri blogger capaci di generare Podcast Video, e quindi “trasmissioni TV”, miscelando sul loro blog i contributi per loro più interessanti. Nuovi guru mediatici in grado di parlare agli abitanti di questo nuovo mondo semplicemente “postando”. E’ l’intrattenimento che estende la sua forma originaria ben oltre le soglie dell’interattività. E’ una nuova specie che ragiona, comunica e si intrattiene in modalità che a noi è dato solo osservare.” Quello che ci resta da capire è il senso di questa evoluzione che probabilmente è nel nuovo rapporto tra media e persone e nel legame tra le stesse persone. Un rapporto più trasparente e sicuramente più democratico. Se far diventare le persone protagoniste della Storia era l’imperativo categorico delle grandi rivoluzioni del passato, partecipare attivamente alla Comunicazione è forse il senso che possiamo dare a tutta questa grande Evoluzione. Dei media e dell’homo sapiens.

FONTE: Salvatore Di Taranto's Blog

 
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