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`SAVE ME`: SALVARSI DALL`OMOSESSUALITA`

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thebestdark
CAT_IMG Posted on 4/9/2008, 08:11




Premiato al Sundace Film Festival del 2007 e acclamato da pubblico e critica arriva nelle sale americane "Save me", del regista Robert Cary, la storia di un ragazzo gay in una clinica per "guarire" dall`omosessualità.

"Save me", Salvami, è il titolo di un film indipendente che sarà nelle sale americane questo venerdì. La pellicola è la prima produzione della Mythgarden, casa fondata dai due attori dichiaratamente gay Chad Allen (Matthew Cooper, uno degli interpreti dello storico serial "La signora del west") e Robert Gant (già nel cast di "Queer as folk" nei panni di Ben Bruckner).

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La trama: Mark (Chad Allen) è un ragazzo gay che fa uso di droghe e di alcol, dedito al sesso occasionale. Una mattina, nella stanza di un motel, va in overdose. Si risveglia urlando contro i suoi genitori in una camera d'ospedale.

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Un medico del posto consiglia alla madre del ragazzo di prenotargli un soggiorno alla Genesis House, una casa cristiana che sembra aver trovato una miracolosa cura per l'omosessualità in 12 passi.

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Proprio in clinica Mark incontra Scott, un gay "in fase di guarigione" anche lui degente alla Genesis House. Proprio mentre entrambi sono impegnati a guarire dall'omosessualità nascerà fra loro un'intensa storia d'amore. A gestire la clinica è Gayle (Judith Light, star della serie tv "Ugly Betty"), una donna segnata dalla tragica morte del figlio gay che ora tenta di redimere altri giovani omosessuali cercando di curare il loro "disturbo".

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Non un film ironico nè facile, non una polemica sulla cristianità o sulla chiesa ma lo spaccato di una tragica realtà. Il dramma di questi ragazzi e il disagio che vivono nell'essere quello che sono, in contrasto con quello che la società e le loro famiglie vorrebbero che fossero. Acclamato da pubblico e critica al Sundance Film Festival nel 2007 e apripista dell'Outfest di Los Angeles, la pellicola, diretta da Robert Cary, arriva solo ora in tutti i cinema americani.



Il contrasto fra una vita fatta di eccessi e sregolatezze, sesso promiscuo, droga e quella ritirata e mite del convento dove si alternano lavoro e preghiera, crea una dimensione dove lo spettatore, riconoscendo i suoi valori, vede come possibile la convivenza di sessualità, spiritualità e famiglia. Un invito a riflettere sull'impossibilità di convertire con motivazioni psicologiche o religiose quella che è la propria natura, data da Dio. Per chi ci crede.

Giorgio Lazzarini
[email protected]

 
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